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Arboreta - exotische en botanische tuinen en parken

Ligurië

 

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Villa Durazzo - Pallavicini,  via Pallavicini 13, I-16155 Pegli, Genova, Liguria
info@pegli.com

The Villa Durazzo-Pallavicini is a villa with notable 19th century park in the English romantic style and a small botanical garden. The villa now houses the Museo di Archeologia Ligure, and is located at Via Pallavicini, 13, immediately next to the railway station in Pegli, a suburb of Genoa, Italy. The park and botanical garden are open daily.
The estate was begun in the late 17th century by Clelia Durazzo Grimaldi, who established the Giardino botanico Clelia Durazzo Grimaldi at that time. Today's remarkable park was created by her nephew Ignazio Alessandro Pallavicini after he inherited the property.
The park was designed by Michele Canzio, set designer for the Teatro Carlo Felice, and built between 1840 and 1846. It covers some 97,000 m² of hillside behind the villa. Although recognizably in the English romantic style, the garden is highly theatric, to the point of being organized as a series of scenes forming a play with prologue and three acts (Return to Nature, Memory, Purification). Structures and statues through the garden form focal points to this libretto.
When the park opened in September 1846, on the occasion of the VIII Congresso degli Scienziati Italiani, it quickly gained national fame. In 1928 its current owner, Matilde Gustinani, donated both park and botanical garden to Genoa for use as a public park. Through the remainder of the 20th century, the garden fell into some disrepair, and indeed was threatened in 1972 by construction of a nearby highway. Its restoration began in 1991, however, in honor of Columbus' discovery of America. As of 2006 about half of the park is open for visitors.
The park contains two ponds, a dozen notable structures, various statues, and an extensive grotto. The grotto represents a Dantesque Inferno, with walkways and subterranean lake through which the visitor may ascend to Paradise. In former years, visitors could explore the grotto by boat. Structures include a Coffee House in the shape of triumphal arch, Rustic House, Madonna's Chapel, Mausoleum of the Captain, Temple of Diana, Flower House, Turkish Temple, Obelisk, and Chinese Pagoda.
The park also contains a number of plantings of botanical interest, including mature specimens of Araucaria bidwilli, Cedrus libani, Cinnamomum camphora', Jubaea chilensis, Notelaea excelsa, Firmiana simplex, Quercus suber, Podocarpus macrophillus, lots of extotic palms and a wonderful stand of some 160 Camellia japonica.

 

Giardini Botanici Hanbury, C.so Montecarlo 43, I 18030 La Mortola, Ventimiglia, Ligurië
Contact: ++39 0184229507

Absoluut de moeite om te bezoeken als je op vakantie bent aan de Azurenkust of Ligurische Kust!

 

Cenni storici e note generali

I Giardini Botanici Hanbury ebbero origine nel 1867, quando Thomas Hanbury acquistò l'antico Palazzo Orengo ed il terreno situato sul promontorio di Capo Mortola, per trasformarlo in un giardino di acclimatazione per piante esotiche. Il fratello Daniel, farmacista e profondo conoscitore della botanica, ebbe una parte non indifferente nell' ideazione e nella realizzazione di questo progetto.
Il podere era costituito nella parte centrale da oliveto e, in parte minore, da agrumeto e vigneto, disposti su fasce; le zone periferiche e più scoscese erano, e sono tutt'oggi, coperte da vegetazione naturale costituita da Pino d'Aleppo e da altre essenze mediterranee.
Grazie alla presenza di montagne che offrono protezione dai venti settentrionali e all'esposizione a mezzogiorno, tutto il promontorio gode di un clima eccezionalmente mite, con minime invernali che raramente raggiungono 0°C; inoltre, l'esistenza di microclimi differenti favorisce la messa a dimora e l'acclimatazione di piante provenienti da diverse latitudini.

Sin dall'inizio la famiglia Hanbury compì imponenti opere di sterro e di riporto, con costruzione di muri di contenimento, di canalizzazioni e di cisterne per la provvista di acqua. Furono tracciati viali raccordati da scalinate; fu realizzata una rete capillare di distribuzione dell'acqua per l'irrigazione; venne ristrutturato il Palazzo Orengo con aggiunta di nuove ali e della torretta.
Una parte del territorio, circa la metà, venne destinata alla coltivazione di piante esotiche provenienti dai paesi più diversi, riunite in base a criteri sistematici, fitogeografici, ecologici, estetico-paesaggistici; nei restanti nove ettari venne mantenuta la vegetazione mediterranea di cui fu favorito lo sviluppo. Alla realizzazione della struttura del Giardino contribuì in modo determinante il botanico-paesaggista tedesco Lodovico Winter.
Fin dal 1867 Thomas Hanbury stabilì contatti con giardini e vivai sia della vicina riviera francese sia di altre aree europee. Negli anni successivi lo sviluppo dei Giardini ebbe grande impulso grazie anche ai continui contatti ed ai rapporti di collaborazione con studiosi di tutto il mondo.
Ben presto, nel vicino paese de La Mortola si stabilì un piccolo gruppo di giardinieri che lavoravano in giardino con gli abitanti della zona. Alla direzione dei Giardini vennero chiamati valenti botanici dalla Germania come Gustav Cronemayer, Kurt Dinter e Alwin Berger. Via via incominciarono gli scambi di giardinieri e di studiosi con l'estero, specialmente con i Giardini di Kew.
Dal 1867 al 1907 Thomas Hanbury annotò in un diario giornaliero anche le osservazioni sui lavori del Giardino. Esistono inoltre registri di osservazioni e dati meteorologici giornalieri  dal 1900 al 1938.
Nel 1883 fu pubblicato il primo "Index Seminum", che offriva per scambio i semi di 600 specie. Il primo catalogo delle piante coltivate nei Giardini (1889) comprendeva 3500 specie, il terzo (1912) enumerava 5800 specie.
Dal 1887 esisteva un edificio atto ad accogliere la biblioteca e l'erbario. Piante ancora ignote arrivavano a La Mortola, dove venivano classificate e descritte, mentre tra i vari esemplari disposti in giardino erano presenti alcuni tipi. Anche l'erbario si arricchiva di tipi e sintipi. Alwin Berger (1897-1914), in tal modo, trovava materiale sufficiente per studiare ed effettuare revisioni sistematiche.
Già alla morte di Thomas Hanbury, nel 1907, i Giardini erano conosciuti in tutto il mondo per la loro ricchezza di piante tropicali e subtropicali e per l'importanza scientifica delle collezioni. Il figlio di Thomas, Cecil, lasciò il giardino in mano alla moglie, lady Dorothy, la quale diede impulso all'aspetto paesaggistico, realizzando scorci panoramici, altri viali, vialetti, fontane.
Durante la seconda guerra mondiale i Giardini, occupati prima dalle truppe italiane, poi da quelle tedesche,  subirono gravissimi danni, di cui risentono tuttora..
Nel 1960 Lady Dorothy, che non era più in grado di ridare al Complesso il suo antico aspetto e di valorizzarne la funzione, lo vendette allo Stato Italiano. Dal 1987 i Giardini  sono assegnati per la gestione all'Università di Genova.

I settori e le collezioni

Dall'inizio Thomas Hanbury  - come è stato detto sopra - progettò la distribuzione sul terreno delle singole specie secondo diversi principi. Si seguirono criteri ora sistematici (piante del medesimo genere o di generi affini), ora fitogeografici (piante provenienti dalla medesima area geografica), ora ecologico-colturali (secondo il tipo di terreno, di esposizione, di insolazione, di ventosità che le singole specie richiedono o sopportano), ora estetico-paesaggistici.
Vennero così realizzate la "Foresta Australiana", l"Area delle Acacie", l"Agrumeto", l'area dei "Bambù", la zona delle "Succulente", il "Frutteto esotico", il "Campo degli Anemoni", il "Giardino Giapponese", il "Giardino dei Profumi", i "Giardinetti all'Italiana".
Di volta in volta, uno dei criteri descritti sopra prevaleva sugli altri, ma risulta evidente che le collezioni si sono venute principalmente a costituire in seguito a criteri sistematici e fitogeografici.
La crescita delle collezioni è testimoniata dai cataloghi redatti tra la fine del XIX secolo e l'inizio dell'attuale. Il catalogo del 1912, curato da Alwin Berger, riporta ad esempio 126 specie del genere Opuntia, 114 del genere Agave, 118 taxa del genere Aloë.
Con il passare del tempo e con il mutamento degli indirizzi nella conduzione del Complesso alcune collezioni si sono impoverite mentre  altre, al contrario, hanno assunto maggiore importanza. Il patrimonio vegetale ha inoltre subito un grave depauperamento nel corso degli eventi bellici e dei successivi quindici anni di abbandono e di immancabili furti.
Nel periodo 1960-70 venne iniziato da parte dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri un tentativo di recupero e di ricostituzione delle collezioni. Il lavoro fu soltanto parziale e non fu corredato da verifiche e registrazioni delle introduzioni: la mancanza di tali dati ha costituito una difficoltà per le successive ricognizioni e per le verifiche delle collezioni esistenti.
Le più importanti collezioni coltivate nei Giardini comprendono la famiglia delle Bignoniaceae ed i generi: Acacia, Agave, Aloë, Brugmansia, Cistus, Citrus, Eucalyptus, Jasminum, Paeonia, Philadelphus, Rosa, Salvia.

Attività

L'attività iniziata dell'Università, ed in parte ancora in corso, è consistita in un  intervento di ricognizione delle entità presenti con la ricostruzione, ove era possibile, dei dati storici di introduzione, di sviluppo della coltivazione e dell' acclimatazione dei singoli individui. Sulla base di queste ricerche è stato pubblicato nel 1996 il catalogo  Enumeratio Plantarum in Horto Mortolensi cultarum. Alphabetical Catalogue of Plant growing in Hanbury Botanical Gardens. (P.G. Campodonico, F. Orsino, C. Cerkvenik).
Una seconda operazione è stata l'individuazione delle attitudini delle singole aree del Complesso e della loro evoluzione. Non si sono presentate particolari difficoltà per il ripristino se nel tempo le coltivazioni di una particolare area erano state omogenee rispetto alla sistemazione originaria.
Il restauro e la bonifica delle singole aree richiede, ancora oggi, la rimozione oculata delle essenze infestanti che nel tempo si sono insediate. Si tratta, in generale, di esemplari di limitato valore o di scarso interesse, appartenenti alla flora spontanea o spontaneizzata, che si sono autonomamente insediati, quali Fraxinus ornus, Laurus nobilis, Cercis siliquastrum, Ailanthus altissima. Nel caso di piante di un certo valore collocate in siti inadatti si provvede al trasferimento in aree più idonee.
Oltre al tentativo di riportare il Giardino allo stato voluto da Thomas, si incrementano le collezioni con l'introduzione di esemplari di specie perdute o nuove attraverso scambi o acquisti.
E' in corso la mappatura delle diverse aree con registrazione dei singoli esemplari. In tempi recenti è stata iniziata la schedatura degli individui tramite supporto informatico.
Con regolarità vengono  registrate osservazioni sulla biologia e sulla fenologia delle entità coltivate, mentre viene raccolto e conservato il germoplasma (pubblicazione annuale di un Index Seminum et Pollinum).
E' in corso la realizzazione dell' Erbario Moderno, che comprende le entità attualmente presenti in Giardino.
Ci si dedica, infine, alla conservazione ex situ di piante esotiche o spontanee in pericolo di estinzione.

 

 

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